MOSAIC ON PAPER – DISPLAY
BIBLIOTECA UNIVERSITARIA DI GENOVA – LUGLIO 2024
testo di Lorenzo Mortara
Come riflettere sul simbolo del mare, elemento primordiale, generatore di vita ma anche distruttore e portatore di disgrazia e di annientamento in questa nuova collettiva di multipli d’artista, Mosaic on Paper, dal titolo DISPLAY alla Biblioteca Universitaria di Genova? Come lasciarci coinvolgere dalla lettura di questa mostra all’interno delle teche di antico splendore? Come decifrare il silenzio o il simbolo che genera questa visione? Simbolo in greco è Symballein e ciò ci conduce al concetto di unire, vale a dire mettere insieme tante opere diverse, dai molteplici significati, frammenti di artisti diversi che sono messaggeri di un sentire profondo, saggio e antico e al tempo stesso postmoderno.
Nell’incanto di ciò che dice Kandinskij: La vera opera d’arte nasce “dall’artista” in modo misterioso, enigmatico, mistico, e che Staccandosi da lui assume una sua personalità, e diviene un soggetto indipendente con un suo respiro spirituale e una sua vita concreta, inizio ad analizzare gli slanci emotivi e le tecniche pittoriche, scultoree, fotografiche, digitali qui presenti: percepisco ogni singola opera come tante foglie di un albero maestoso e antico, materia viva sospesa nel silenzio dell’immaginazione di ogni singolo artista. Tanti momenti magici che rispecchiano studi e tecniche di molteplici e originali percorsi immaginativi, e in questo mio curiosare cerco di rendere vitale e affascinante queste opere d’arte al fruitore e al viaggiatore.
Alle onde del mare ora impetuose, altre volte dormienti e portatrici di energia e poesia, l’artista di oggi, novello Achab alla ricerca della sua Moby Dick, si sofferma sull’istante creatore e sulla forza di un’idea, un colpo – una vita, degli arcieri Zen (Eugen Herrigel, Lo Zen e il tiro con l’arco) e con la massima tensione, senza intenzione sembra sussurrarci: Cercati pietre / Tonde e sottili / Per balzellare / Quando dorme il mare (Certissimo, G. Mortara). Allora le onde concentriche di un sognatore o quelle di un mulinello di creature marine (o degli abissi?) parlano al nostro cuore, viaggiano nel tempo e nello spazio fino forse alle sponde greche dove Socrate ci esorta col suo monito e auspicio: Conosci te stesso (e i tuoi limiti).
Inoltre, questa mostra mette anche in evidenza la sua natura fugace e al tempo stessa potente e rivelatrice, e agisce da porta per il futuro, ponte del nuovo millennio, ovvero verso l’arte digitale e multimediale. Infine, in questo luogo meraviglioso – Biblioteca Universitaria, avviciniamoci ad ognuna delle opere qui esposte col sentimento di quando ascoltiamo il mare accostando l’orecchio ad una conchiglia, grande o piccola che sia e vedremo e assaporeremo l’infinito. Ascoltiamo il silenzio del loro perché, nel vento di mare, oltre il cielo azzurro e oltre le nuvole dai mille contorni e forme, o al di là dello spazio nero di un tempo burrascoso, riconosciamo quello che gli artisti hanno da dirci, vale a dire brevi istanti di quiete armoniosa e meraviglia interiore, perché come dice Alda Merini in una sua splendida poesia: Ciò che nella vita rimane / non sono i doni materiali / ma i ricordi dei momenti / che hai vissuto e ti hanno fatto felice. / La tua ricchezza non è chiusa in una cassaforte / ma nella tua mente. / E’ nelle emozioni che hai provato / dentro la tua anima. Ed è vero ciò che esorta Kandinskij: E’ bello ciò che è interiormente bello […]. L’unica misura della bellezza è la grandezza e la necessità interiore, mentre subito una bava di vento di mare fa vibrare le foglie-opere dell’albero-conchiglia, ed io qui, su questa straordinaria nave-biblioteca non so più scegliere il multiplo che palpita nel mio cuore.